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La storia della nostra Banca

Logo StoriaLa Banca di Credito Cooperativo di Pachino viene fondata il 12 gennaio 1908 con il nome di "Cooperativa agricola di produzione e lavoro". I 60 fondatori sono in prevalenza agricoltori e contadini, ma anche possidenti ed artigiani, tutti residenti a Pachino. Scopo della cooperativa, che si colloca nell'ambito di un fiorire di iniziative analoghe in questi anni, è quello di reagire al fenomeno dell'usura da un canto, sostenere le classi più deboli dall'altro, migliorando le condizioni economiche dei soci e fornendo loro i mezzi per l'esercizio della loro attività, specie agricola.

Biagio PanasciaLa fondazione della Banca di Pachino presenta però una particolarità rispetto a quella di molte altre casse rurali ed artigiane dell'epoca: mentre queste ultime nascono in prevalenza, all'inizio del '900, sull'onda dell'attivismo cattolico legato alla enciclica di Leone XIII "Rerum Novarum", la Cooperativa agricola di produzione e lavoro di Pachino viene fondata da un pastore della Chiesa evangelica valdese, Biagio Panascia, unitamente ad un gruppo di fondatori dello stesso credo religioso. Ciò va collocato nel particolare clima culturale e politico della Pachino dell'epoca, retta da un sindaco socialista e con una forte presenza della comunità valdese. Biagio Panascia, che qui va doverosamente ricordato, ma un pensiero deferente ed affettuoso va anche rivolto agli altri fondatori, nonni e bisnonni di molti attuali soci, era nato a Ragusa il 22 dicembre 1871 e si era trasferito a Pachino per diffondere la predicazione evangelica. Ancora a distanza di cento anni si ricorda non solo la fede, ma soprattutto la cultura e l'impegno sociale di Biagio Panascia, cui è dedicata la sala conferenza della Banca. Dopo alcuni mesi di presidenza, Panascia si dimetterà da primo presidente della cooperativa per trasferirsi altrove per incarichi pastorali, ma ritornerà dopo alcuni anni a Pachino, ove è sepolto. Una analoga iniziativa, ma di stampo cattolico, la "Cassa rurale Santa Lucia", verrà avviata a Pachino nel 1909, ma sarà destinata a breve ed ingloriosa vita; molti soci di fede cattolica confluiranno, negli anni futuri, nella Banca valdese, banca da sempre aperta a tutti nel pieno spirito cooperativo. A seguito di dissidi interni sorti nella Cooperativa agricola di produzione e lavoro, verrà fondata nel 1913 un'altra cassa rurale, "la Cassa agraria la Previdenza". Le due casse rurali convivranno sino al 1945, anno in cui si fonderanno in un'unica realtà bancaria con circa 1000 soci.

Gli anni che vanno dalla fondazione alla fusione delle due casse (e quindi da inizi secolo sino alla fine della seconda guerra mondiale), appunto la Cooperativa agricola di produzione e lavoro (che nel frattempo ha cambiato denominazione in "Cassa rurale ed artigiana di Pachino") e la Cassa agraria La previdenza (che nel frattempo ha cambiato denominazione in "Cassa rurale ed artigiana la previdenza" di Pachino), sono anni difficili, che trascorrono tra le conseguenze negative della prima guerra mondiale, le prime emigrazioni, le crisi del settore vinicolo, la diffidenza del fascismo verso il fenomeno cooperativo. Anni difficili che vengono superati grazie all'impegno ed allo spirito di sacrificio di soci e dipendenti, che avvertono tutti, però, la rilevanza sociale dell'ente cui Biagio Panascia, fondatore e presidente della Cooperativa Agricola di Produzione e Lavoro appartengono. In proposito vanno quantomeno ricordati i due dirigenti che hanno segnato quell'epoca, il prof. Corrado Noto prima, ed il rag. Salvatore Geraci dopo.

Atto costitutivoGià da questi primi cenni storici si avvertono le radici di quelle che sono alcune caratteristiche attuali tipiche della Banca di Credito Cooperativo di Pachino. Innanzi tutto la sua laicità. Laicità che non significa lontananza dal credo religioso, bensì apertura e vicinanza a tutti i credi religiosi che predichino l'uguaglianza, la giustizia e la solidarietà, come testimoniano i numerosi interventi di beneficenza che costantemente la Banca pone in essere a favore sia della Chiesa Cattolica sia di quella Valdese, ma anche di missioni religiose nei paesi del terzo mondo, nonché una serie di iniziative di solidarietà che la Banca ha in programma a favore degli extracomunitari presenti nei nostri territori. In secondo luogo la sua mancanza di caratterizzazione politica; che non significa mancanza di attenzione verso il fenomeno politico, bensì assenza di riconduzione ad una bandiera e quindi totale libertà nell'adottare con serenità e senza condizionamenti esterni le proprie scelte.
Ciò pur in un quadro di impegno "politico" consistente nella prestazione di servizi particolarmente attenti agli enti pubblici e con condizioni di particolare favore, nonché nel sostegno economico a numerose iniziative culturali e sociali promosse dai soggetti pubblici.

Bilancio consuntivoCon la fine della seconda guerra mondiale inizia un periodo sicuramente importante e da ricordare. Grazie anche all'ampliamento dell'operatività conseguente all'entrata in vigore del Testo Unico delle Casse rurali ed artigiane del 1937, la Cassa rurale ed artigiana di Pachino partecipa attivamente sia alla ricostruzione economica della propria zona, sia alla nascita della proprietà contadina, finanziando l'acquisto dei terreni da parte degli agricoltori. Anche gli anni del dopoguerra, sino al 1970, registrano una significativa emigrazione verso il Sud America ed il Canada, le rimesse degli emigrati, che transitano attraverso la nostra Banca, contribuiscono ad accelerare il fenomeno del frazionamento delle proprietà e del miglioramento delle condizioni di vita. Inizia la meccanizzazione dell'agricoltura, nel cui finanziamento la Cassa rurale si prodiga con particolare impegno. Si susseguono numerosi presidenti, consiglieri, direttori particolarmente sensibili a questo ruolo sociale della Banca, ed i cui nomi qui non è possibile ricordare tutti senza rischiarne la dimenticanza. Sotto la guida ed il sostegno economico della Cassa rurale, i contadini acquisiscono le terre appartenute a baroni e latifondisti, trasformandosi in coltivatori diretti e piccoli imprenditori, e trasformando Pachino in quella che sovente definiscono una "piccola Emilia". Processo che si accentuerà ulteriormente quando, parzialmente tramontata la coltivazione della vite (oggi per fortuna tornata in auge grazie a sommeliers ed appassionati di vino) si fa strada ciò che, grazie ad un particolare microclima della zona, farà il benessere e la fama attuale di Pachino, cioè la coltivazione in serre, il pomodorino, il melone, la zucchina.

Elezione e firme amministratoriDal punto di vista bancario e societario, va ricordato che questi sono gli anni in cui inizia l'espansione. Nel 1959 la Cassa viene autorizzata alla raccolta di depositi tra il pubblico e viene iscritta nell'albo delle aziende di credito. Nel 1964 viene aperta la prima filiale a Portopalo. Il numero di dipendenti cresce. La base sociale si allarga ed in parte si modifica: oltre ad agricoltori ed artigiani, vi sono commercianti, imprenditori, professionisti. Nel 1970 viene aperta la filiale di Rosolini, nel 1991 quella di Noto. Nello stesso anno avviene la fusione per incorporazione della "Cassa Palicorum" di Palagonia, con l'apporto di un importante capitale umano, quello dei soci e dei dipendenti di Palagonia, nonché di uno sportello che oggi ci dà ampie soddisfazioni. Nel 1994, finalmente, entrato in vigore il nuovo Testo Unico bancario, la Banca cambia la propria denominazione in Banca di Credito Cooperativo di Pachino soc. coop. (prima a responsabilità illimitata, poi limitata), avviandosi a divenire una realtà bancaria "a tutto tondo", sicuramente ben lontana dalla piccola cooperativa di sostegno degli indigenti pensata dai fondatori, ma sempre sensibile alle istanze sociali ed allo scopo mutualistico tipico del movimento cooperativo cui si onora di appartenere.

Laicità e assenza di caratterizzazione politica sono, come già evidenziato alcune caratteristiche della BCC; quest'ultimo scorcio di storia ci consente di evidenziarne altre, veri punti di forza: essere una Banca locale e cooperativa nel vero senso della parola, attenta e sensibile allo sviluppo economico dei territori di insediamento; essere oggi, senza peraltro voler rinnegare il proprio passato strettamente "pachinese", una Banca presente con numerosi sportelli in varie provincie, che serve con la medesima attenzione e disponibilità di quando era una monosportello e con pochi soci; essere infine cooperativa con base sociale variegata, non più composta da soli agricoltori o artigiani, ma da commercianti, imprenditori, professionisti, che possono apportare ulteriori esperienze e conoscenze ed allargare gli orizzonti della Banca.

Il 10 marzo 1999 la Banca viene posta in gestione commissariale, a seguito dei risultati della precedente ispezione della Banca d'Italia. La gestione commissariale dura 18 mesi. Durante questo periodo si teme per la sopravvivenza della Banca. Purtroppo, è noto che la stragrande maggioranza delle gestioni commissariali sfociano nell'assorbimento della Banca commissariata da parte di altra Banca. Come peraltro hanno modo di verificare i Commissari, sono presenti in prevalenza gravi irregolarità amministrative e carenze organizzative, mentre le paventate perdite patrimoniali appaiono meno preoccupanti del previsto. Emerge l'idea che la Banca, eliminate le irregolarità, possa essere restituita all'ordinaria gestione. Su tale fronte e per tale obiettivo si battono strenuamente sia la Federazione regionale delle BCC, sia Federcasse, ai cui rispettivi Presidenti e Direttori va la nostra piena ed incondizionata gratitudine. Emerge altresì l'idea che, per tornare in bonis, sia necessario il sostegno tecnico di altra BCC disposta ad assistere la Banca di Pachino nella fase di riorganizzazione e rilancio, pur sempre sotto l'attento controllo della Banca d'Italia. Con grande generosità si fa avanti la Banca di Credito Cooperativo di Sesto San Giovanni, ai cui organi sociali e dirigenti ci lega oggi un rapporto di profonda amicizia oltre che di gratitudine. Inizia così nel 2000, con il ritorno in bonis della Banca, quello che è stato definito un "esperimento pilota" con la creazione di un modello che troverà applicazione anche in altre ipotesi di riorganizzazione bancaria nel mondo delle BCC. Ma, ormai, dal passato siamo arrivati al presente.

Il presente è quello che va dall'assemblea del 29 luglio 2000, convocata dai Commissari ed in cui vengono eletti i nuovi organi sociali, sino ad oggi. L'inizio non è facile, in quanto si tratta di riorganizzare la Banca per prepararla alle difficili sfide del nuovo millennio. Sappiamo bene che il primo quinquennio, quello del piano industriale 2000-2005, è ritenuto sia dalla Banca d'Italia che dalla Federazione un "periodo di prova", per verificare se la Banca è in grado di proseguire il suo cammino. Ci sentiamo osservati e ciò spinge a fare ancora meglio. Ma con l'impegno degli organi sociali (all'interno dei quali sono presenti in un primo tempo anche esponenti della Banca di Sesto San Giovanni) e dei dipendenti, con il sostegno della consorella di Sesto San Giovanni, con l'appoggio dei soci e della Federazione, con le preziose indicazioni dell'Organo di Vigilanza, questo periodo viene superato con successo. Un particolare apprezzamento va rivolto, in proposito, alla grande dedizione e allo spirito di sacrificio dei dipendenti in questa fase storica della vita della Banca.

Pachinesi

Quello che va dal 2000 ad oggi è un importante periodo di rafforzamento ed espansione della Banca, sotto la guida del Consiglio di amministrazione e dei Direttori che si sono succeduti, Besta, Meroni, Bongiovanni, e sotto l'attento controllo del Collegio sindacale. Vengono aperte le nuove filiali di Pachino via Pascoli, Militello, Modica ed Avola. Dal 2000 al 2009 i soci passano da 1458 a 2496, i dipendenti da 48 a 63, il patrimonio da circa 12 milioni a 34 milioni di euro, la raccolta da 168 a 222 milioni, gli impieghi vivi da 49 a 164 milioni, l'incidenza dei crediti anomali si riduce enormemente. Sono risultati importanti dei quali dobbiamo essere tutti orgogliosi, e particolarmente coloro che hanno creduto nel rilancio della Banca e si sono impegnati per tale obiettivo. Ciò di cui bisogna essere maggiormente orgogliosi sono gli interventi sociali posti in essere in questi anni con il Fondo di beneficenza e mutualità costituito per ogni esercizio con la parte degli utili realizzati; nei quali abbiamo impegnato circa 1 milione di euro, acquistando ambulanze, pulmini per anziani ed asili, sostenendo Onlus, parrocchie, associazioni, iniziative culturali ed assistenziali, ecc., con un impegno sociale che spero rimanga un segno indelebile della gestione.
Parlare del passato e del presente è molto più facile che parlare del futuro. La realtà bancaria è in continuo cambiamento. Non destano particolare preoccupazione i grandi accorpamenti bancari, di cui sentiamo tanto parlare; essi, più che danneggiarci, ci aprono ulteriori spazi nel settore delle piccole e medie imprese che, anche a causa dell'entrata in vigore delle regole di Basilea II, saranno sempre meno servite dalla grande banche. Il concentrarsi con competenza ed etica nei territori di insediamento, valorizzando quel rapporto interpersonale che è sempre stato il punto di forza delle nostre banche, costituisce un sicuro passaporto per il futuro. Ciò non significa che ci si possa cullare sugli allori, e trascurare la crescita e la qualificazione. La crescita è fondamentale, anche per realizzare quelle economie di scala da cui oggi non si può prescindere, crescita che passa inevitabilmente dall'ampliamento territoriale, ma anche dagli accorpamenti. Altresì fondamentale è la sempre maggiore qualificazione, specie sul piano del credito e dei controlli, in una realtà economica sempre più difficile ed instabile. Essenziale è, infine, il coordinamento, l'unità di intenti e la pacifica convivenza con le altre BCC sotto l'attenta guida della nostra Federazione.

Coscienti di ciò, stiamo cercando di porre le basi per i prossimi cento anni della nostra Banca.